La Storia Bizantina ha un’estensione temporale più che millenaria. Essa suscita un grande interesse non soltanto tra gli studiosi ma anche tra le numerose persone che nel tempo libero, dimessi gli impegni del lavoro quotidiano, si rifugiano sulla propria scrivania per consultare libri, documenti e dati, alla ricerca delle fondamenta della propria identità culturale, spirituale e storica.
E’ una ricerca appassionante perché mossa da un desiderio di conoscenza contrastato da tortuosità culturali di cui presto ci si rende conto della difficoltà di giungerne a capo.
Sembra che i mutamenti politici europei degli ultimi secoli siano stati accompagnati da contingenti modelli culturali deboli ed autoreferenziali: più inclini a negare la propria genitura che a costruire valori vincenti.
Un esempio ne è la connotazione negativa data dalla cultura occidentale al termine “bizantino”.
Già nell’ottavo secolo gli occidentali utilizzano l’aggettivo “greco” per relegare la portata dell’Impero Romano d’Oriente ad un fenomeno regionale, al fine di negarne il riconoscimento della rilevanza ecumenica e cioè mondiale.
Successivamente la qualifica dell’Impero diviene “bizantino” nell’intento di connotarlo come un fenomeno storico locale sviluppatosi intorno ad una cittadina, Bisanzio (l’originario nome della capitale Costantinopoli Nuova Roma, l’attuale Istambul).
Addirittura oggi l’aggettivo “bizantino”, utilizzato in senso negativo, esprime significati oscillanti tra: un’estenuata e decadente raffinatezza fine a se stessa, una sottigliezza capziosa ed eccessiva o semplicemente inutilità e perdita di tempo.
Questi significati, però, contrastano molto con la realtà dei numerosi centri di ricerca bizantina, con l’eredità di monumenti di alto pregio testimonianti la grandezza di quella antica civiltà e, infine, con le fondamenta culturali tramandateci, che ancora oggi sono alla base del nostro modo di vivere.
L’Impero bizantino ha avuto fine nel 1453 con la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi ottomani.
Tuttavia, se l’aspetto politico dell’Impero può ritenersi ormai concluso, non si può affermare altrettanto in riguardo alla sua continuità culturale, religiosa e dinastica: l’Augusta Dinastia Rjurik è ben presente ed operante attraverso i sui ordini dinastici ed i suoi organi culturali, distinguendosi per l’altissima dignità ed ottemperando con rigore all’impegno derivante dalla grande eredità che la Storia le ha affidato.
Cav. Uff. Cosimo de Gioia